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11 ottobre 2022
Novità ed eventi

Angurie e meloni: il termometro dell'export

I dati storici e dei primi sei mesi dell’anno, il confronto con la Spagna e i commenti degli operatori

 

È in lieve calo l’export delle angurie italiane. I dati Istat-Coeweb elaborati dal Monitor Ortofrutta di Agroter mettono in evidenza una contrazione dell’1% a volume rispetto al 2021 per quanto riguarda i primi sei mesi dell’anno, per un totale di 104.291 tonnellate rispetto alle 105.154 dell’anno passato. Per i meloni, invece, si registra un aumento del 3% da gennaio a giugno (da 13.331 tonnellate a 13.787).

A valore invece le percentuali si impennano: per i cocomeri è evidente un +56% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno (71.448.290 euro vs 45.914.091) e ci sono buone notizie anche per i meloni: +47% a confronto con il 2021 (19.486.768 euro contro i 13.228.028).

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Interessante il confronto con l’export spagnolo di questi frutti, che da gennaio a giugno registra 305.039 tonnellate di angurie (-34% rispetto al 2021), mentre a valore sono 265.026.565 euro (+5%). Per quanto riguarda i meloni, parliamo di 104.829 tonnellate esportate nell’anno corrente (-35%), per un totale di 117.356.565 euro (-14%). Le esportazioni della Spagna calano fortemente a volume e non vengono difese a valore.

Ma torniamo al nostro Paese e analizziamo cosa è successo negli ultimi anni. L’andamento delle esportazioni di angurie italiane è stato piuttosto variabile, con picchi massimi nel 2020. Nel 2017 i dati Istat riferiscono 214.848 tonnellate di export, nel 2018 di 299.292, nel 2019 233.777, nel 2020 320.491 e lo scorso anno di 284.022. 

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Andamento esportazione angurie italiane dal 2017 al 2021

Anche il trend dei meloni è caratterizzato da alti e bassi. Nel 2017 l’export era stato pari a 37.193 tonnellate, 40.762 nel 2018, 25.746 nel 2019, 28.355 nel 2020 e infine 30.635 nel 2021. 

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Andamento esportazione meloni italiani dal 2017 al 2021

Per le angurie nel 2021 la principale piazza di destinazione è stata quella tedesca, con 118.307 tonnellate, pari a circa il 40% dell’export complessivo. A seguire Polonia, Repubblica Ceca, Francia, Austria, Svizzera, Ungheria e Slovacchia. Anche per i meloni il primo sbocco commerciale è la Germania, con 12.143 tonnellate (40% del totale export). Dietro, tra i principali Paesi ci sono Austria, Svizzera, Croazia, Slovenia, Slovacchia e Francia.

 

Le opportunità 

C’è una finestra di mercato che può essere sicuramente sviluppata, parliamo dei prodotti precoci. In Nord Europa l’anguria è una referenza i cui consumi sono destagionalizzati durante tutto l’anno: avere una proposta commerciale valida anche nei mesi di marzo e aprile – nell’ultimo anno in questo periodo l’export italiano è passato da 47 a 987 tonnellate – consentirebbe di servire questi mercati: ampliare il calendario produttivo italiano, dunque, con varietà capaci di performare bene in questa fase e presidiare così più a lungo mercati interessanti come quelli anglosassoni e scandinavi.

Un ragionamento analogo si può fare per il melone. Ad oggi i quantitativi del precoce esportato a marzo ed aprile sono passati nel giro di un anno da 417 e 688 tonnellate, generando nell’ultima campagna un valore di 1,2 milioni di euro. Una proposta varietale capace di ampliare ancor di più il calendario italiano – avendo volumi adeguati e una qualità sostenuta – può generare rilevanti opportunità in chiave export per i produttori, sia nel precoce che per il tardivo. 

 

I commenti

La contrazione della produzione spagnola nell'ultima campagna è stata avvertita dagli operatori italiani, come confermano Bruno Francescon e Alessio Orlandi, rispettivamente presidente e direttore commerciale della Aop Mantua Fruit, specializzata nella produzione e commercializzazione di angurie e meloni. 

Dopo le ultime due annate in cui l’export non ha tirato a causa della grande pressione del prodotto spagnolo, unita alle avverse condizioni meteo del centro-nord Europa che non hanno agevolato i consumi, nel 2022 questo trend si è invertito. In Spagna le alluvioni primaverili e la diminuzione delle superfici investite hanno avuto i loro effetti e ciò ha predisposto fin da inizio campagna una programmazione da parte dei maggiori retailer europei verso il prodotto italiano. L'estate calda in tutto il Vecchio Continente ha poi amplificato ulteriormente la richiesta, con prezzi soddisfacenti e una domanda altissima, tanto da generare per noi una crescita in export a doppia cifra, condizionando anche un euforico mercato nazionale. Il mercato interno ha mostrato consumi elevati e prezzi sostenuti grazie a una produzione equilibrata e omogenea tra i vari areali
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Bruno Francescon e Alessio Orlandi

Presidente e Direttore commerciale Aop Mantua Fruit

Per le angurie, come abbiamo visto, il mercato tedesco è strategico. Lo sa bene la cooperativa Stern di Sabaudia (Latina), specializzata nei cocomeri tradizionali di grossa pezzatura, di cui l’Agro Pontino è un punto di riferimento.  “La Germania è il principale Paese in cui esportiamo – spiega Alessandro Rigoni, presidente e direttore commerciale della cooperativa - A seguire Paesi dell’est, Francia, Olanda e Belgio”.

La campagna commerciale quest’anno è stata positiva per la realtà laziale.  Possiamo dire che è andata bene, anche meglio dell’anno passato per quanto riguarda le quotazioni. C’è stata anche una buona richiesta da parte del mercato da inizio a fine stagione, ma le rese sono state inferiori per il caldo anomalo e le piogge assenti fino ad agosto

Alessandro Rigoni

Presidente e direttore commerciale della Cooperativa Stern

L’azienda Valledoro di Castellaneta Marina, in provincia di Taranto, invece, esporta principalmente in Paesi dell’Europa dell’Est, come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria ed ha registrato un aumento delle richieste rispetto al 2021. 

Le midi con o senza semi hanno performato bene all’estero quest’anno. Le condizioni climatiche da maggio in poi sono state favorevoli premiandoci sia per la qualità che la quantità del prodotto. Anche i prezzi di vendita sono stati più alti rispetto alla campagna 2021, ma il margine si è ridotto all’osso a causa degli aumenti nei costi di produzione, imballaggio e trasporto
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Fabio Gravina

Responsabile tecnico azienda Valledoro

Le angurie prodotte dall’azienda, che coltiva 50 ettari, all’80% hanno una pezzatura tra i 4 e i 10 kg per le varietà midi con seme, e dai 2 ai 7 kg per quelle senza seme. “Dalle piazze estere c’è un leggero incremento delle senza seme – continua Gravina – soprattutto la Polonia richiede le mini, quindi dai 2,5 ai 4 kg, senza seme in quantitativi maggiori rispetto agli altri Paesi”.

 

Per maggiori informazioni

Matteo Bano
Matteo Bano
Account Manager Melone e Anguria Centro-Nord
Fabio Morra
Fabio Morra
Sales Specialist Peperone Italia Continentale

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Ultimo aggiornamento 11 ottobre 2022