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Meloni, la campagna scalda i motori
Meloni, la campagna scalda i motori
Ecco il sentiment degli operatori della filiera
È una campagna ancora incerta quella dei meloni. Se lo scorso anno si è chiusa all’insegna dell’ottimismo per le quotazioni ottenute e le temperature alte che hanno favorito i consumi, quest’anno lo scenario che si delinea è quello di un leggero calo delle superfici stando a quanto ci segnalano i principali operatori italiani del settore e la distribuzione.
Anche per gli altri paese produttori del bacino Mediterraneo, il 2023 si apre all’insegna di alcune non trascurabili criticità sul fronte melone. In Spagna, Francia e Marocco è infatti previsto un calo di disponibilità idrica, che porta a prevedere una produzione inferiore.
Nello specifico, a gennaio nella regione marocchina di Guelmin è stata vietata temporaneamente dalle autorità locali la coltivazione di angurie e meloni a causa della siccità. L’arsura è infatti un fenomeno ricorrente in Marocco ed è sempre più difficile per gli agricoltori mantenere una produzione di qualità in queste condizioni dato l’elevato apporto di acqua che necessitano le due orticole. La regione interessata è inoltre caratterizzata dalla mancanza di adeguate infrastrutture di irrigazione, fattore che complica ulteriormente la situazione per i produttori.
In Spagna si segnala invece un calo di superfici per Cantalupo e Charentais causate anche dalla carenza di manodopera, rendendo il Paese iberico meno concorrenziale per l’Italia. Come sottolinea l’esperto Paco Borras ex direttore generale della cooperativa spagnola Anecoop, “nella zona di Almeria, nella regione andalusa, dove solitamente si iniziano a raccogliere meloni già in aprile, il freddo ha rallentato la produzione di ortaggi comportando prezzi elevati, che hanno determinato una richiesta di piante di melone inferiore del 10% rispetto all’anno precedente. A Murcia invece, dove la campagna inizia contemporaneamente a quella italiana, le piante di melone ammontano al 5% in meno rispetto al 2022. Idem nella regione della Mancia”.
Anche in Francia c’è una consistente riduzione degli investimenti dato che negli ultimi anni sono venuti a mancare importanti produttori come Soldive e Rouge Gorge.
La produzione
“In Italia è previsto un lieve calo delle superfici coltivate a melone a causa dei problemi idrici riscontrati lo scorso anno – spiega Ettore Cagna, presidente dell’Op Don Camillo che conta 1.200 ettari di superfici coltivate a melone – ma noi restiamo in linea con gli altri anni. In più, il tempo è stato dalla nostra parte per i trapianti, realizzati in condizioni perfette dal punto di vista climatico, sia al nord che al sud”. Sul fronte delle diverse tipologie, Cagna aggiunge che i soci hanno aggiunto maggiori varietà di melone liscio stringendo una partnership più forte con Nunhems.
Anche l’umbro Gianni Spinetti, fondatore di Top Melon, mette in evidenza un calo delle superfici dal 5 al 10% rispetto all’anno precedente, ma non perde la positività e non è spaventato dall’eventuale carenza di pioggia.
Top Melon continua a puntare sulla qualità. “Dalla distribuzione sta scomparendo il prodotto di fascia media perché fatica ad essere venduto. Ciò che invece è una garanzia è sicuramente il melone di fascia alta, su cui stiamo investendo sempre di più”.
Bruno Francescon, a capo dell’Op Francescon, fa una panoramica più ampia approfondendo la situazione produttiva anche in Senegal.
Per quanto riguarda il Senegal, Paese in cui l’Op è presente con la coltivazione di 300 ettari tra meloni, zucche e anguria Perla Nera, i problemi non sono diversi. “Anche qui c’è stata una riduzione degli investimenti e criticità legate alla logistica– racconta Francescon – e la campagna non andrà oltre la fine di aprile”.
Va in controtendenza Ortofrutta Castello. L’azienda del padovano ha infatti diminuito i meloni in serra, ma aumentato la coltivazione in pieno campo del melone tardivo.
La OP Sermide Ortofruit, che produce nella zona intorno a Sermide e Felonica denominata "Valli salse" come sottolineato dalla Vicepresidente Francesca Nadalini ha mantenuto stabili le superfici di melone per l'estate 2023 in virtù delle forti richieste del mercato del prodotto di alta qualità di cui OP è specialista.
La distribuzione
Anche il fronte distributivo è consapevole del lieve calo di superfici investite nella coltivazione del melone, ma la situazione non sembra preoccupare Giancarlo Amitrano, responsabile acquisti ortofrutta e IV gamma di Ce.di.gros, gruppo di distribuzione laziale che riunisce i punti vendita di varie insegne storiche.
Tra le diverse tipologie di melone il vincitore in termini di volumi di vendite è sicuramente il retato. “Esprime più performance anche per il fatto che le maggiori attività promozionali si concentrano su questa tipologia. Nel Lazio in particolare molto richiesto è il francesino a buccia semi-retata per quel quid in più in termini di sapore e dolcezza e negli ultimi anni si è ben affermata anche la tipologia Igp del mantovano con ottimi riscontri di consumo pur in fascia più alta di prezzo”.
Ma come si può articolare l’offerta in reparto per attirare i consumatori?
Il commento di Nunhems
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